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L’Antica Pieve

La primitiva chiesa plebana, dedicata a S. Martino vescovo di Tours, fu costruita in età longobarda, sul luogo dove ancor oggi è visibile, in prossimità della confinante pieve di S. Maria dell’Argine di Novi L., appena fuori dell’abitato di Pasturana, posto un km più a nord, nei pressi dell’attuale castello, dove l’orlo geologico del terrazzo pleistocenico degrado bruscamente verso Basaluzzo.

Il tempio di S. Martino subì, nel corso dei secoli, sostanziali modifiche funzionali ed architettoniche, ben evidenziate durante i recenti lavori di restauro e consolidamento promossi dall’attuale Arciprete. In età carolina, la chiesa di S. Martino divenne, probabile, sede di insediamento monastico benedettino.

Tutto il territorio di Pasturana, unitamente a Novi L., Fresonara ed altri, fu donato dall’imperatore Ottone I e da sua moglie Adelaide al monastero di S. Salvatore di Pavia, intorno al 970.

La chiesa plebana di Pasturana, che aveva giurisdizione su Tassarolo ed altri centri, rimase sottoposta alla diocesi di Tortona fino alla metà del XIII sec., quando papa Innocenzo IV, con sua bolla del 3 giugno 1248, ne autorizzava il passaggio alla diocesi di Genova.

Nel sec. successivo, anche la pieve di Pasturana dovette versare, in più occasioni, il proprio contributo finanziario ai ripetuti viaggi che i legati pontifici effettuavano nelle diocesi del nord.

Il XIV sec. segnava l’inesorabile declino dell’istituzione plebana di Pasturana che, ridotta, in seguito, a semplice parrocchia, passava sotto la giurisdizione della pieve di Gavi.

I nuovi feudatari di Pasturana, i Trotti di Milano, vollero lasciare un segno tangibile sul posto e per questo promossero la costruzione di una nuova chiesa parrocchiale.

Nella seconda metà del Quattrocento, furono avviati i lavori che terminarono intorno al 1498. La nuova parrocchiale fu edificata, come testimonia l’allora arciprete Guasconi, con il concorso di materiale edilizia recuperato in seguito all’abbattimento del monastero benedettino annesso all’antico e fatiscente tempio plebano.

Caduta nell’oblio dei secoli, l’antica chiesa, ancor oggi denominata “la pieve”, è tornata a risplendere, grazie alla sensibilità dell’attuale Arciprete, che ne ho promosso il restauro, con il contributo della popolazione e della Soprintendenza ai Beni Architettonici.

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Ultima modifica: 6 Febbraio 2020 alle 09:06
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